Lo Psicoterapeuta Interazionista utilizza nella sua pratica, tecniche derivanti da differenti approcci in base alla persona che chiede consulenza, al problema che porta e al modo peculiare con cui questo si è costruito e viene a mantenersi. In modo pragmatico, integra tecniche cognitive, strategiche, narrative, dialogiche, olistiche e costruttiviste.
La teoria alla base interpreta i comportamenti e gli stati mentali problematici come tentativi disfunzionali di adattamento alle situazioni e ai relativi contesti di vita.
La persona che soffre è bloccata in pensieri, comportamenti e schemi mentali che la inducono a stare male, pertanto il lavoro terapeutico si muove nella direzione di aumentare le alternative possibili.
La terapia EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing, - Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) è un approccio terapeutico evidence-based per il trattamento del trauma. Secondo il modello di elaborazione adattiva dell’informazione, che guida l’approccio EMDR, i sintomi presentati dal paziente hanno origine da esperienze dolorose che vengono immagazzinate, in modo maladattivo, nel cervello, senza essere state pienamente elaborate e integrate all’interno della rete più ampia della memoria (Shapiro, 1995, 2001, 2018). L’EMDR può essere utilizzata non soltanto per trattare i traumi più gravi, ma anche per trattare quei ricordi onnipresenti “apparentemente piccoli” ma piuttosto impattanti (per es. lo sguardo arrabbiato di una madre, la richiesta di aiuto ignorata da un padre) alla base di svariate credenze negative: “non sono abbastanza”, “non merito di essere amato/a”, “sono impotente” o “non sono al sicuro” sono soltanto alcuni esempi.
Messa a punto negli ultimi 15 anni dal Dott. Phil Manfield, la Flash Technique è stata inizialmente pensata e proposta come intervento integrativo nella fase di Preparazione del Protocollo standard EMDR, per poi rivelarsi una tecnica particolarmente utile e vantaggiosa per tutti quei pazienti traumatizzati per i quali è estremamente difficile pensare all’evento traumatico, o anche solo nominarlo, senza esserne travolti.
Tale metodica consente infatti la rielaborazione delle esperienze dolorose senza doversi concentrare su di esse e sulle emozioni negative collegate. Il focus della tecnica è infatti la focalizzazione su materiale particolarmente positivo per il paziente.
Il trauma psicologico può essere definito come una “ferita dell’anima”, qualcosa che rompe il consueto modo di vivere e vedere il mondo e che ha un impatto negativo sulla persona che lo vive. Crea un’interruzione nella vita psichica di una persona e diventa nel cervello un “nodo “attorno al quale si creano modalità di adattamento che possono poi irrigidirsi e creare ulteriori problemi nella vita della persona. L’essere stato vittima di un evento traumatico porta a conseguenze che possono essere riscontrabili non solo a livello emotivo, ma lasciano il segno anche nel corpo di chi è sopravvissuto a uno di questi eventi.
La maggior parte delle persone che cercano un supporto terapeutico hanno storie di traumi, trascuratezza o abbandono.
I progressi nelle neuroscienze, nella ricerca sull’attaccamento e nell’elaborazione delle informazioni mostrano come le impronte mnemoniche del trauma siano trattenute in sensazioni fisiche, stati corporei e schemi di azione abituali. Ciò fa sì che l’intero organismo umano reagisca continuamente alle esperienze attuali come una ripetizione del passato.
Il trauma pertanto fa sì che le persone rimangano intrappolate nel passato lasciando impronte profonde e continue sull’intero organismo, Quando tutte le energie sono dedicate alla sopravvivenza non vi è più spazio per la cura e l’accudimento, l’amore, le relazioni; si perde la possibilità di sentirci “sintonizzati” con gli altri.
Per superare la tirannia del passato è necessario imparare a fare amicizia con il proprio mondo interiore danneggiato e imparare ad affrontare sensazioni e livelli di emozione inizialmente travolgenti. Il percorso terapeutico implica l’affrontare gli sforzi difensivi che hanno contribuito a garantire la sopravvivenza, ma che ora tengono le persone bloccate. Ed in tale processo il corpo e la sua relazione con l’ambiente assume un determinante ruolo auto regolatorio e relazionale, la cui conoscenza ha inevitabili ricadute anche nel contesto relazionale terapeutico.
Il lutto è una delle esperienze più difficili che una persona si trova ad affrontare e viene solitamente associato alla morte di una persona cara. In realtà, ogni perdita può causare sofferenza come il divorzio o la rottura di un rapporto, la perdita di un lavoro, la morte di un animale domestico, un bambino mai nato, ecc. Tuttavia, anche le perdite sottili possono provocare dolore. Ad esempio, è possibile sperimentare il dolore, la solitudine, l’abbandono dopo essersi trasferiti lontano da casa o dopo essere andati in pensione dal lavoro che si è amato.
L’esperienza del lutto porta con sé vissuti di profondo dolore connessi alla perdita, alla separazione, al senso di vuoto e di solitudine. Il processo di elaborazione del lutto richiede, sovente, tempo e aiuto per poter passare da un vissuto di perdita, ad un vissuto di integrazione di ciò che manca. Nella società attuale, caratterizzata dalla frenesia e dalla fretta, si assiste quotidianamente alle difficoltà che i singoli incontrano nell’elaborare il lutto e la perdita, con tutto ciò che ne può conseguire.
La consulenza nell’elaborazione del lutto e della perdita può aiutare le persone ad adeguarsi alla nuova condizione e ad affrontare la perdita e il dolore ad essa connesso, individuando i propri punti di forza per sviluppare meccanismi di adattamento funzionali.
L’adolescenza rappresenta uno snodo evolutivo cruciale nel complesso percorso di strutturazione del Sé. Gli adolescenti del terzo millennio sono particolarmente esposti a un incremento inedito e massiccio nella quantità e nell’intensità di fattori di rischio sociali, familiari, educativi e affettivi, con importanti e nuove potenziali ricadute psicopatologiche. Tra queste, con sempre maggiore frequenza:
• da un lato, gravi forme di ritiro sociale, di allontanamento dal gruppo dei pari, con le relative difficoltà nei processi di esplorazione e di esposizione del sé, sentimenti di solitudine, problematiche emozionali quali ansia e depressione, oltre che un significativo impoverimento nel repertorio delle competenze sociali;
• dall’altro, gravi forme di disregolazione emotiva e comportamentale connotate spesso da agiti impulsivi nell’area della sessualità, dell’abuso di sostanze, dell’alimentazione o da condotte a rischio come il selfcutting.
"Ansia" è un termine largamente usato per indicare un complesso di reazioni cognitive, comportamentali e fisiologiche che si manifestano in seguito alla percezione di uno stimolo ritenuto minaccioso e nei cui confronti non ci riteniamo sufficientemente capaci di reagire. L’ansia di per sé, tuttavia, non è solo un limite o un disturbo, ma costituisce una importante risorsa. È infatti una condizione fisiologica efficace in molti momenti della vita per proteggerci dai rischi, mantenere lo stato di allerta e migliorare le prestazioni (ad es., sotto esame).
Solo quando l’attivazione del sistema di ansia è eccessiva, ingiustificata o sproporzionata rispetto alle situazioni, siamo di fronte a un disturbo, che può complicare notevolmente la vita di una persona e renderla incapace di affrontare anche le più comuni situazioni.
Per ritrovare il tuo benessere psicologico, affidati ad una psicologa specializzata in psicoterapia.